lunedì 5 dicembre 2011

HUMAN HUNTING: QUINDICESIMA LEZIONE


La donna serial killer merita una sezione tutta a sè, in quanto le differenze dal "collega" maschile sono talmente  tante e profonde da non poterla etichettare velocemente come "atipica". Merita, dunque, una trattazione specifica. 


La maggior parte delle ricerche sul crimine violento e le tipologie criminali riguardano il sesso maschile, e ciò va attribuito alla presunzione e al falso mito che l'uomo sia più aggressivo, violento, e abbia una maggiore versatilità nei delitti rispetto alle donne.
Se questo appare statisticamente vero, è anche reale la difficoltà di riconoscere la criminalità violenta nella figura femminile, tipicamente associata a un ruolo materno e di protezione.

Chi crede che non esistano donne serial killer, tuttavia, parte da un presupposto non del tutto sbagliato, e cioè che l'omicidio seriale nascerebbe di per se da pulsioni di carattere sessuale, alimentato da fantasie e perversioni che sono tipicamente maschili. Pertanto, partendo da un presupposto "genetico", sarebbe impossibile avere una serial killer al femminile. 

Le differenze nel commettere un omicidio indotte dal sesso di appartenenza sono state indagate seguendo due prospettive di ricerca: la prospettiva biologica e quella dell'apprendimento sociale.

- prospettiva biologica
La maggior parte degli studi sugli aspetti biologici si è concentrata sull'influenza degli ormoni nel processo di crescita. In particolare si è chiamato in causa il testosterone, per la possibilità che alti livelli di questa sostanza possano interferire con l'acquisizione di una identità di genere concorde con il sesso cromosomico, e indurre quindi nella donna un comportamento più "maschile".
Si è visto inoltre come l'esposizione intrauterina del feto a livelli inappropriati di testosterone, a causa di una patologia endocrina della madre, possa condizionare un comportamento maggiormente aggressivo nelle figlie neonate.
Anche l'effetto del progesterone è degli estrogeni può condurre all'aumento o alla diminuzione della tendenza a rispondere con violenza a situazioni frustranti.

- prospettiva dell'apprendimento sociale
Questa prospettiva ci consegna una seconda chiave di lettura delle condotte aggressive.
La differenza nel comportamento violento, incluso l'omicidio, può trovare spiegazione nel diverso ruolo che la donna ricopre rispetto al maschio nella cultura occidentale.
I modelli culturali trasmessi attraverso la tradizione, l'educazione familiare, la letteratura, il cinema e la televisione insegnano come l'aggressività sia una caratteristica più appropriata nel sesso maschile. Con le dovute eccezioni, ai bambini si regalano armi giocattolo, alle bambine le bambole.
Questa rappresentazione viene confermata anche durante la crescita, conducendo gli uomini, in maggior misura rispetto alle donne, ad approvare il ricorso alla forza come strumento di controllo, di successo, di comunicazione.
Pare inoltre che la donna abbia una maggiore e più rapida capacità, in situazioni critiche, di elaborare strategie che non implichino l'uso della violenza. 

Sotto il profilo psicologico vi sono poi studi che analizzano la differente risposta, maschile e femminile, a una situazione di abuso subita nell'infanzia.
Mentre gli uomini tendono a riprodurre le proprie esperienze traumatiche scaricandole all'esterno e divenendo a loro volta violenti, le donne sono inclini a rivolgere verso di sé la rabbia e la colpa, con comportamenti sostanzialmente autolesivi quali l'anoressia, la prostituzione, la tossicodipendenza, se non addirittura il suicidio.

Kelleher & Kelleher nel 1998 danno alle stampe un importante lavoro, incentrato sullo studio della donna serial killer.
Esaminando 100 casi a partire dal 1900, descrivono l'assassina seriale come più attenta, metodica, precisa e fredda nell'esecuzione del delitto rispetto all'uomo: occorrono infatti in media otto anni di indagini, il doppio che per i maschi, per identificare e catturare una donna serial killer.

Secondo le statistiche, negli Stati Uniti il genere femminile è responsabile del 15 per cento dei crimini violenti e del 28 per cento dei delitti contro la proprietà. Dal 1970, però, i reati comessi da donne sono aumentati del 138 per cento, mentre per gli uomini l'aumento è stato "soltanto" del 57 per cento.

La donna serial killer è un fenomeno tipicamente statunitense, e rappresenta nello stesso tempo solo l'8 per cento del campione americano ma il 74 per cento dei casi mondiali.

Secondo Eric Hickey, sono soprattutto il movente e i metodi utilizzati che differenziano le assassine seriali dai loro corrispettivi di sesso maschile.
Analizzando i dati di un suo lavoro di ricerca datato 2002, condotto su 62 omicide, emerge che l'80 per cento di queste assassine ha utilizzato il veleno, il 20 per cento le armi da fuoco, il 16 per cento i corpi contundenti, un secondo 16 per cento ha prediletto il soffocamento, l'11 per cento ha usato armi da taglio\punta, per finire con un 5 per cento che ha optato per provocare la morte per annegamento. Per quanto riguarda il movente, invece, è stato registrato che un 74 per cento ha agito per interesse economico, il 13 per cento per controllo, l'11 per cento per divertimento, il 10 per cento per piacere sessuale, e il restante 24 per cento ha addotto come movente quello dell'uso di sostanze stupefacenti, del coinvolgimento in sette e culti, per coprire altri delitti, e per sentimenti di inadeguatezza.

Si stima che la percentuale di donne serial killer si aggiri intorno al 5-10 per cento della popolazione totale, una percentuale non trascurabile ed in continua crescita. 

Solo per cause di carattere sociale e storico questa percentuale non è molto più elevata. Si pensi al ruolo che hanno sempre avuto le donne nella società quasi sempre maschilista, e che le voleva sempre sottomesse al padre o marito (difficilmente una donna, nei secoli passati, avrebbe potuto aggirarsi nelle strade di notte alla ricerca di eventuali vittime). 
Eppure anche nel corso della storia si sono registrati casi di efferatissime donne serial killer, ma non a caso si trattava sempre di donne di potere, le quali avevano la possibilità di dare ordini e disposizioni per poter soddisfare il proprio bisogno di uccidere. Basti pensare alla contessa Elisabeth Bathory. 

Con l'emancipazione di tutta la società in gran parte del mondo, inevitabilmente la percentuale ha cominciato a crescere portando alla luce la brutale verità che l'omicidio seriale, in realtà, non ha sesso.

Come nel caso dei serial killer di sesso maschile, anche le donne denotano nella prima infanzia una spiccata attitudine a compiere atti di violenza verso gli animali domestici, principalmente gatti (forse perchè maggiormente controllabili rispetto ai cani). 
Una curiosità che si è notata nei casi in cui queste violenze erano presenti nel passato, è che il metodo utilizzato per uccidere gli animali poi diventava lo stesso per uccidere anche i propri simili.

Man mano che cresce, la donna serial killer, sviluppa una grossa paura del buio, che le farà vivere sentimenti di angoscia legati al timore di essere abbandonata. 
Per questo motivo soffre frequentemente di incubi notturni nell'infanzia, in cui le scene più frequenti sono relative a violenze subite. Questo la porterà a cercare di evitare il sonno, portando squilibri nel ciclo sonno-veglia. 

Le tappe della crescita sono decisamente più veloci rispetto a quelle delle sue coetanee. 
La statistica conferma che intorno ai 12 anni sono inclini a commettere piccoli ma frequenti abusi sessuali verso bambine più piccole. 
A 13 anni hanno il primo rapporto sessuale completo, quasi sempre con uomini adulti, che danno loro un senso di protezione e realizzazione. 
Infine a 18 anni conoscono la prima gravidanza, che quasi sempre portano a termine, ma senza poi curarsi dei loro piccoli, che sono solite lasciare alle cure dei familiari o di orfanotrofi.

Il periodo di maggior scompiglio emotivo è però decisamente l'adolescenza. 
E' frequente un vero odio per la disciplina e la scuola. La futura serial killer tende a scappare di casa quasi sempre, e durante le fughe si lascia andare ad esperienze trasgressive di vario genere, abusando di alcool, droghe e praticando sesso indifferentemente con uomini e donne. 

Non è raro che commetta piccoli furti di denaro o trafughi oggetti dai centri commerciali.
Inoltre tende a scrivere molto, ed è facile trovare nella sua stanza un diario segreto in cui annoterà tutti i suoi incubi e le scene di violenza che vive continuamente nei suoi pensieri.

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