lunedì 19 dicembre 2011

HUMAN HUNTING: DICIASSETTESIMA LEZIONE


Nella risoluzione di un crimine sono fondamentali le prime 48 ore di indagine. 
Prima ancora di passare però all'esame ed all'analisi della scena del crimine, bisogna contattare ed interrogare la persona che ha dato l'allarme e segnalato il crimine alle forze dell'ordine. 
Non è raro, e quindi non ne va trascurata la possibilità, che la stessa persona possa avere a che fare con il crimine stesso. E' importante, perciò, sapere chi è, come ha scoperto il delitto, dove vive e con chi e soprattutto se conosceva in qualche modo la vittima. 


Altro accorgimento fondamentale prima di concentrarsi sulla scena vera e propria, è quello di delimitarla e fare in modo che nessuno, nè estranei e curiosi, nè gli stessi operatori di polizia, possano alterare le prove in nessun modo. Tantissimi casi sono cominciati e finiti male per via di disattenzioni (in gergo si chiama "contaminazione") commessi dagli stessi addetti sulla scena del crimine. C'è da dire però che questo accadeva per lo più nei decenni scorsi, quando le tracce meno evidenti non erano individuabili come lo sono  oggi grazie all'aiuto di strumenti tecnologici sofisticatissimi.


Al giorno d'oggi l'attenzione è molto più alta e non sarebbe mai permesso a nessuno di fumare, ad esempio, sulla scena del crimine o di entrarci senza le dovute protezioni per le scarpe e le tute specifiche. 
Solo dopo questi imprescindibili accorgimenti, è possibile dedicarsi alla scena del crimine "in toto". 


Nell’analisi della scena del crimine, si va dai rilievi fotografici e videoriprese, per poter poi riguardare con una visuale tridimensionale la scena così come si presentava e con gli oggetti esattamente dove e come sono stati trovati. 


Inoltre, è ormai usuale effettuare anche rilevamenti con laser-scanner. 
Ne vengono impiegati di due tipi, lo scanner a triangolazione e lo scanner a tempo di volo. 
Il primo permette di effettuare scansioni su oggetti di piccole dimensioni e di un'area relativamente piccola. Il secondo invece permette rilevamenti molto più su vasta scala, nell'ordine di un centinaio di metri ed è utilissimo soprattutto per scene in luoghi aperti, dove è possibile, durante una successiva analisi, individuare le possibili vie di entrata e di fuga del colpevole. 


La capacità di leggere e di interpretare correttamente la scena di un delitto nasce da un’unica, originale abilità di sintesi, chiamata intuizione artistica. Il teatro di un crimine appare come la tela di un pittore e il detective procede come un critico d’arte impegnato nello sforzo di cogliere l’animo dell’artista nella disposizione delle forme o nella distribuzione dei colori.
La scena di un crimine si fonda su paradigmi certi, il primo dei quali, principio base della criminalistica, lo dobbiamo a Edomnd Locard, responsabile del laboratorio della polizia scientifica di Lione, a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Locard, nel 1910, enuncia il suo celebre principio di interscambio: 


“Quando due oggetti entrano in contatto tra loro, ne deriva un trasferimento di materiale dall’oggetto ‘A’ all’oggetto ‘B’ o viceversa, oppure si ha un trasferimento reciproco, secondo il principio d’osmosi”.


I comportamenti evidenziabili sulla scena del crimine che è necessario analizzare e comprendere sono 5: 


- Modus operandi: 
Rappresenta l’insieme dei comportamenti, delle azioni che il criminale compie per realizzare il proprio delitto; si tratta di tutto ciò che viene ritenuto indispensabile per raggiungere lo scopo prefissato.
Il killer apprende progressivamente quale condotta, fra le tante, sia quella più efficace. Per questo motivo il modus operandi può modificarsi da un delitto al successivo, in base all’esperienza.
Ted Bundy 


- Firma ( signature ): 
Non rappresenta un comportamento indispensabile all’assassino per portare a compimento l’azione criminale. Evidenzia piuttosto un bisogno psicologico profondo, un messaggio più o meno consapevole lanciato agli investigatori e, come tale si ripresenta con costanza nei successivi delitti della serie.
Comportamento statico dunque, di grandissima importanza per la decifrazione della personalità, dei conflitti, dei bisogni, dei disturbi.
Steven Pennell 


- Forensic awareness:
Si tratta dell’attenzione del criminale a tutti quegli accorgimenti prima, durante e dopo la commissione di un delitto, finalizzati a non lasciare tracce che possano far risalire alla sua identità.
La forensic awareness è una condotta a presa e generalmente si modifica a ogni succesivo episodio.
Il “Crime Classification Manual”, per illustrare il concetto di forensic awareness, presenta l’sempio di uno stupratore seriale, la cui carriera criminale si concluse con l’omicidio della sua ultima vittima.
L’uomo aggrediva giovani donne nel più assoluto silenzio, col volto incappucciato, costringendole dopo la violenza a denudarsi degli abiti che lui portava via con sé, e a lavarsi con un detersivo industriale.
Di fronte ad un delitto con queste caratteristiche, anche in assenza di serialità, il detective può ipotizzare che il delinquente sconosciuto sia in realtà un soggetto con una precedente carriera criminale, e muoversi quindi alla ricerca di passate condanne per episodi di segno simile.


- Staging: 
La messa in scena. Rappresenta la delberata alterazione della scena del crimine prima dell’arrivo delle forze di polizia.
Due sono le motivazione alla base dello staging: la prima risponde all’esigenza di depistare gli investigatori allontanando i sospetti dall’autore del reato. La seconda, meno frequente, è tipicamente associata alle morti nel corso delle cosiddette autoerotic fatalities, le pratiche sessuali autoerotiche che, per errore o leggerezza, possono concludersi con la morte del soggetto, particolarmente incline a coltivare la solitudine del piacere, pertanto non facilmente soccorribile in caso di necessità.
In questi casi, infatti, il piacere sessuale viene ricercato attraverso una asfissia controllata dal soggetto stesso; costrizioni al collo riducono l’apporto di sangue arterioso al cervello, e la condizione di lieve ipossia che si viene a creare amplificherebbe l’intensità di un orgasmo ottenuto attraverso la masturbazione.
Per questo motivo chi interviene per primo sulla scena da un lato non vuole comparire, dall’altro può avvertire il bisogno di proteggere la vittima dall’umiliazione.
Caso di staged crime scene descritto da Vernon Geberth nel testo “Practical Homicide Investigation”. 


- Undoing: 
anche con questo termine intendiamo la deliberata modificazione del luogo in cui è stato commesso un crimine. In questo caso, però, la modifica della scena del crimine va attribuita al rimorso dell’assassino il quale si sente in qualche misura colpevole del delitto, e cerca di prendere le distanze quantomeno sul piano simbolico.
Può allora ricoprire il volto della vittima, spostarne il corpo, ricomporlo in una posizione di dignità, quella stessa dignità che ha svilito con la sua mortale aggressione. 






L'EPOCA DELLA MORTE


Il primo passo è quello di risalire al momento della morte. 
E' il medico legale che si occupa del cadavere ed effettua su di esso tutte le analisi del caso. Di fronte ad un cadavere in buone condizioni generali, si avvale delle normali reazioni corporee post- mortem per determinare nel modo più preciso la data e l'ora della morte.


I principi su cui si basa sono il frigor mortis, il livor mortis ed il rigor mortis.


- frigor mortis 
E' la caratteristica del corpo umano di raffreddarsi dopo la morte con il passare delle ore. 
I rilievi che vengono fatti in questo senso sono più di uno. 
Si parte da una prima misurazione e poi se ne effettuano delle altre, per vedere ogni ora di quanti gradi si abbassa la temperatura del corpo. Da questo, e partendo dalla temperatura iniziale, si riesce a tornare indietro fino a stabilire con ragionevole precisione l'ora del decesso. Questo indicatore però è variabile ed è influenzato da vari fattori quali la temperatura ambientale, il tipo di indumenti che il cadavere ha addosso e via dicendo.


- livor mortis 
E' la tendenza del corpo umano, dopo la morte, ad assumere una colorazione tendente al rosso nelle parti più basse del corpo. 
In pratica se un cadavere viene rinvenuto disteso sulla schiena, è proprio qui che si noteranno le chiazze rossastre (a differenza dei punti d'appoggio dove la pressione lo impedisce). Inizialmente questo fenomeno non è stabile. Se si sposta il cadavere le macchie tendono a ristabilizzarsi e riformarsi nelle zone più vicine alla base di appoggio del cadavere stesso. Dopo qualche ora questo fenomeno diventa stabile.


- rigor mortis 
Consiste nell'irrigidimento dei muscoli che avviene dopo la morte. 
Il fenomeno comincia a presentarsi da 1 a 3 ore dopo la morte. Anche in questo caso i fattori esterni incidono non poco sulla velocità del manifestarsi del fenomeno, ma in genere 36 ore sono sufficienti per il totale completamento del rigor mortis. 
Anche in questo caso può essere utile a stabilire se il corpo è stato mosso dopo la morte o meno. 
Un cadavere in posizione anomala (ad esempio un braccio leggermente sollevato) lascia intendere senza ombra di dubbio che sia stato spostato qualche ora dopo la morte, e probabilmente il luogo del ritrovamento non è lo stesso del decesso.




LA VITTIMA 


La maggior parte degli omicidi viene commessa da persone conosciute alla vittima. Così non è per i serial killer, che si orientano maggiormente verso una "categoria" di vittima prediletta, e su di essa si concentra senza dover per forza conoscere la sua preda. 
Nonostante tutto, anche in caso di omicidio seriale, è importantissimo sapere chi è la vittima, se rientra nel target del killer, se frequentava luoghi battuti dallo stesso e qualsiasi altra informazione che possa confermare, senza ombra di dubbio, il legame tra predatore e preda. 


Se il cadavere è in fase avanzata di decomposizione, ed il riconoscimento del volto è reso difficoltoso, allora ci sono altri rilievi che possono svelare la sua identità. 
C'è da dire che questi rilievi vengono in ogni caso fatti dalle autorità, perchè un riconoscimento può comunque rivelarsi un errore.
Questi rilievi altro non sono che le impronte digitali e il DNA. 
Entrambi questi rilievi vengono fatti direttamente sulla scena del crimine. 


Le mani vengono immediatamente isolate con dei sacchetti di plastica, soprattutto perchè potrebbero contenere delle tracce dell'assassino (ad esempio tessuti epiteliali sotto le unghie, nel caso la vittima stessa si sia difesa prima di soccombere). 
Al di là di quello che comunemente si ritiene, le impronte sono rilevabili anche in condizioni estreme. 
E' possibile con diversi metodi prendere le impronte a cadaveri carbonizzati o decomposti; il DNA invece è ottenibile direttamente dai tessuti della vittima, quali denti, ossa, capelli, saliva e via discorrendo, oppure da oggetti comunemente usati da essa, quali spazzolino da denti o mozziconi di sigaretta.


Altro tassello dell'analisi sulla vittima è la determinazione delle cause di morte. 
E' il medico legale che effettua direttamente questa analisi sulla scena del crimine, e osservando il corpo della vittima ne certifica prima la morte e poi, ove possibile, la causa. 
In ogni caso sarà l'autopsia effettuata a posteriori a dare la certezza assoluta e confermare eventuali sospetti nati sulla scena del crimine. 


Sono le lesioni presenti sul cadavere a "raccontare" spesso l'andamento dei fatti e come sia avvenuto il decesso. 
Viene rilevato ogni minimo particolare, dalle ferite evidenti ai minimi segni sulla pelle che possano dare un'indicazione importante. Ad esempio delle piccole macchioline rosse presenti sul volto o all'interno dei bulbi oculari sono segno di rottura di piccoli vasi, tipica reazione ad uno strangolamento o strozzamento. Nei casi in cui questo sia avvenuto con particolare forza, sono visibili sul collo segni di tale violenza. 
Dalle ecchimosi presenti sul collo (da cui si possono anche rilevare le impronte dell'aggressore) ai segni lasciati da strumenti utilizzati per l'atto criminoso (ad esempio il solco lasciato da un laccio, cinghia o corda).

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